Annina e il miracolo dei rubinetti
Io questi giorni qua me li devo ricordare per sempre nella vita, pure quando sarò vecchia vecchia. Vecchia come zi’Sabetta che è diventata cosi piccola che dentro al letto - dove abita adesso - tu la devi cercare se la vuoi trovare, che non mangia più, beve soltanto la minestrina e chiama tutti “mammà”con un soffio che è un lamento. Così è meglio se questi giorni me li scrivo adesso nel mio quadernino con la copertina di carta oleata blu che tengo sotto il materasso. Oggi siamo andati tutti a Teramo, pure se abitiamo a Cartecchio ma per le occasioni speciali noi andiamo a Teramo. E oggi è stato un giorno speciale che mi ha spiegato, e ci ha spiegato, tante cose. Siamo andati a Teramo perché si è celebrato - ci hanno detto che si dice proprio così e io lo scrivo tale e quale così non baglio - l’XI Congresso Eucaristico Nazionale.
Che io non ho capito bene cosa sia ma ho capito che è una cosa eccezionale. In piazza Vittorio Emanuele II sono arrivate persone, anzi fedeli, da ogni parte d’Italia. Mammammia quanti erano. E pure tanti, tantissimi preti. Anche quelli che contano di più dei preti di campagna come il nostro che è uno di quelli che invece contano di meno ma sembrano più persone umane e scherzano e certe volte ridono pure di gusto come noi. Davanti a tutti c’era un cardinale che si chiama Fumasoni Biondi e copio pure il nome perché, se un giorno lui dovesse diventare papa io saprò che, questo giorno qua, l’ho visto da lontano quando era una persona vera e viva e non è poco. Questo cardinale si è presentato con un abito e un cappello bellissimi come non ne avevo visto addosso a nessuno perché questo cardinale pure se pare brutto dirlo - conta anche di più del nostro vescovo principe di Teramo, monsignor Micozzi
E c’erano pure tanti pezzi grossi, come ha detto mio padre, che un po’ ha storto il naso perché quelli non gli stanno tanto simpatici e, se li può evitare, lui li evita. Però dopo ci è venuto lo stesso, zitto e muto dietro a noi come un cagnolino ma solo perché non avrebbe mai voluto dover raccontare che lui non c’era quando hanno illuminato tutto. Brillava il Duomo e brillava pure campanile, che non era mai stato tanto alto, disegnato nel buio da tutta una fila di lucine strette strette. Brillavano pure le finestre del palazzo dove abita il Vescovo. E brillava pure il Caffè Pressanti, in piazza, con i tavoli all’aperto e mio padre li ha guardati con occhio torvo perché secondo me ci si sarebbe voluto sedere pure lui per bere un bicchierino di genziana e noi, per quegli svaghi, gli eravamo di inciampo. Insomma, in città tutto era messo a festa e io mi sono fatta un’idea. Loro, i preti e il cardinale, non ce lo hanno detto quando hanno parlato alla gente ma, secondo me, se sono venuti con tutta quella festa e quelle luci e quei fedeli, questa cosa ha a che fare con l’acqua che è arrivata nelle fontanine pubbliche e in molte case teramane dove, adesso, se tu giri una manopola l’acqua scende giù che è una meraviglia. Acqua pulita.
E tu con quell’acqua ci puoi fare tutto. La puoi perfino bere. Prendi un bicchiere, lo fissi mentre si riempie dell’acqua del rubinetto e poi mandi giù con il fresco che ti scende nella pancia dopo che ti è passato per la gola. A casa nostra non c’è ancora ma io, intanto che arriva, l’acqua la posso bere dalle fontanine. «E’ l’acqua del Ruzzo che viene giù - ha detto mio padre, quando gli ho chiesto se era un miracolo come quelli che legge il prete alla messa - io non lo so come ti vengono in mente certe fesserie, Annì. Miracolo è tutta la fatica, e il lavoro duro, che stanno facendo quegli operai su su, alle sorgenti del Ruzzo e un altro miracolo lo fanno pure quelli che fanno passare un tubo enorme, tu nemmeno te lo puoi immaginare quanto sia enorme. E’ come un nastro che scende giù dalla montagna, un serpentone di metallo grande grandissimo, che passa per i paesi e le campagne e porta l’acqua e la gente che sta ad aspettare l’acqua potabile lo vede, quel serpentone, e gli fa festa. Basta secchi, basta l’acqua dei pozzi e dei fossi e dei fiumi.
Altro che miracolo, si chiama fatica». Io non so niente del serpentone, ma a me questa cosa che solo pochi giorni fa, quando era agosto, qui qualche parte è iniziata ad arrivare l’acqua da sottoterra e poi c’è stata tutta questa folla di gente e di preti potrebbe significare che è un miracolo segreto. E resterà segreto ancora per un po’, sempre secondo me. Hanno detto che sono giornate sacre e io ci credo. Pure se mio padre dovesse avere ragione, è o non è un miracolo se sono riusciti a fare un lavoro così? E non è un miracolo che a qualcuno sia venuto in mente che si poteva fare il serpentone? O non è un miracolo che gli operai si spacchino la schiena per fare tutto questo lavoro, per portarci l’acqua fino a dentro le case? Io dico che ci stanno diversi tipi di miracolo. Quelli che fa il Cielo e quelli che passano per l’intelligenza e per le mani degli uomini. Ecco, mi sa che l’acqua del Ruzzo è un miracolo così.