La fontanina
Lucia guardò il cielo e il cielo le restituì il suo guardo. E quella volta le sembrò che fosse uno sguardo sereno e bello. Poi con la mano accarezzò piano l’orecchio sinistro di Misciù, nel punto preciso dove sua nonna le aveva indicato di fare assicurandole che proprio in quel punto, solo e soltanto in quello, un gatto si sarebbe sentito davvero felice. Come dire, fargli guadagnare un istante di paradiso.
Quello, per loro due, sarebbe stato un giorno speciale e il mondo doveva esserne al corrente perché l’aria che si respirava tutto intorno era la stessa della domenica. Ma non quella di una domenica normale che chiudeva una settimana per aprirne un’altra uguale, che poi da quelle parti uguali lo erano un po’ tutte. Piuttosto una domenica dolce come quella della Pasqua o quando il Ferragosto accaldato aveva la buona grazia di capitare di domenica.
Quel giorno era speciale perché avrebbe potuto toccare con mano un piccolo miracolo di cui aveva sentito parlare. Il miracolo della fontanina. Se quel miracolo fosse grande o piccolo, Lucia non lo sapeva ma si sentiva come quando la notte, d’estate, chiudeva gli occhi, li serrava forte forte fino quasi a farle male e pregava di vedere le lucciole danzare. A volte, poche a dire le verità, era capitato che le vedesse davvero. Altre volte le lucine erano solo pulviscolo luminoso che arrivava dalla pressione esercitata sugli occhi con le dita.
Quindi la domanda, a cui neppure Misciù poteva aiutarla a trovare una risposta, era questa: ma la fontanina de lu Ruzz, come la chiamava suo padre, davvero avrebbe sputato fuori sempre tanta acqua e senza fatica? Oppure sarebbe rimasta poi un piccolo monumento, immobile e asciutto ad abbellire il paese più delle querce e dei rovi e della loro montagna, la grande addormentata?
Adesso, però, era il momento di andare se non volevano che la loro missione segreta desse troppo negli occhi. Misciù la seguiva con la grazia del suo passo di gatto e la fedeltà del cane mancato che era. Camminava piano, Lucia, dentro alle scarpe impolverate da maschio che erano state di suo fratello ma dentro aveva una gran voglia di correre. Camminava piano perché le piaceva restare sospesa nell’attesa della sorpresa.
Della fontanina ne aveva tanto sentito parlare a casa ma lei proprio non poteva crederci che ci fosse un posto così vicino dove sarebbe bastato fare un gesto piccolo e semplice e l’acqua sarebbe venuta giù.
In una mano portava un piattino con un uccellino blu e rosso dipinto al centro, un po’ sbeccato da un lato. Da piccola quel piattino era stato il suo ma adesso che era cresciuta, e mangiava dentro un piatto come quello dei grandi, aveva ottenuto di poterlo regalare
a Misciù. «Dove vai con quel piatto e quel gatto nero, Lucì?» La voce di Teresa uscì dalla finestra di un piano basso. Lucia alzò solo un po’ le spalle e fece finta di non averla sentita. Continuò a camminare. Rallentò ancora il passo per il gusto di rimandare ancora un po’ la sorpresa. La fontanina appariva lì all’improvviso, nel silenzio di quell’ora in cui la gente era ancora seduta a tavola.
Aprile è un mese strano e certe volte è proprio splendente, così la fontanina luccicava sotto il sole. Si avvicinò. Allungò la mano. Era tutto vero. Lì succedeva il miracolo: l’acqua veniva davvero fuori. Scendeva rapida, se la guardavi fisso poteva sembrare una specie di grosso filo trasparente. E, mentre usciva, pareva spandere un fresco rigenerante tutto intorno.
Lucia avvicinò il piattino e fece in modo che ci finisse poca acqua. Lo poggiò per terra.
Misciù ci girò un po’ attorno sospettoso. Poi avvicinò il muso e iniziò a bere con la sua linguetta ruvida di gatto. Come se bere fosse l’unica cosa sensata da fare in quel momento al mondo. «Spostati un po’ da ssà, la frichì», sentì una voce alle sue spalle.
Con un colpo di fianchi Teresa la scansò, poggiò la conca di rame scintillante e aspettò che si riempisse. Lucia indagò il suo vestito stinto, il fazzoletto pallido che portava sulla testa e le sembrò che fosse già una vecchia. Ma che ne poteva capire una come Teresa di quel miracolo?
Lucia aspettò in silenzio che se ne andasse con il suo carico d’acqua, poi chiuse gli occhi e sorrise. Sorrise a sé stessa, al suo gatto con gli occhi gialli e all’acqua che continuava a uscire. Le piaceva troppo fare piccoli regali straordinari a Misciù. E quella era proprio una meraviglia.